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Bonaffini in concerto al Teatro Ariston di Mantova, trent'anni dopo...


Un cognome che suona famigliare, soprattutto ai mantovani. Bonaffini, di nome Luca. Suo padre, Giorgio, era un insegnante di storia dell'arte, eroe decorato di guerra e pittore eclettico. Lui ha scelto di fare il cantautore. Forse perché quando era ragazzo amava la musica del periodo (quella cosidetta impegnata) del beat e del rock "Made in World".

Poi, la scelta. Inseguire il sogno della musica, approdando alle prime case discografiche, collezionando i primi "nò". Poi Bertoli, il Pierangelo carismatico di "A muso duro", gli da un chance che Luca sfrutta alla grande. Diventa un autore celebre e una promessa da mantenere. Poi la fuga. Un esilio circostanziale che lo vede lontano da Bertoli alla conquista di nuove mete, musicalmente parlando.E da lì incontri strani.

Arriva Mocchetti (chitarrista rock'n roller amico di Battiato) e impazzisce a ritmo di rock.

Poi il futuro produttore di Cremonini, Walter Mameli. E Bonaffini diventa folk singer e coverman.

Gli succede un decennio (dal 1997 al 2007) di album personali, coraggiosi e ricercati.

Lo scialle del pavone, come lui stesso definisce la curva àurica del creativo, tocca e canta il Novecento del dopoguerra e le apocalissi scampate. Fino a quando, nel 2008, scompare.

Un problema di salute lo fa naufragare tra i suoi personaggi invisibili e protestare in silenzio e col silenzio. Ricompare nel 2012 con una raccolta e due inediti datati 1993 scritti (o comunque firmati) insieme all'amico Bertoli (nel frattempo, purtroppo per tutti noi, passato a miglior vita). Bonaffini risorge.

Ritorna come regista teatral-musicale (a fianco di Enrico Ruggeri) per dirigere Dario Gay nella sua autobiografia cantata.

Ritorna come scrittore (nel 2013) rievocando "La luna dal monte" che simboleggiò la speranza dei disimpari.

Ritorna infine con un omaggio al grande Pierangelo con l'album "Sette volte Bertoli", dove da nuova vita a "Chiama piano", "Maddalena" e "Varsavia". E, a sorpresa, rieccolo qua. Grazie all'editore Dario Bellini (Gilgamesh), e soprattutto alla spietata ed eccellente penna dello scrittore Mario Bonanno, con un libro-intervista contenente la riedizione di uno dei dischi più interessanti dell'ultima generazione dei cantautori : "Il ponte dei maniscalchi", che fu pubblicato nel 1999, contenente il singolo inconuseto intitolato "La protesta e l'amore" (scritto e cantato con Claudio Lolli).

Ed è proprio da lì che Bonaffini riparte. Dal suo Novecento, numero e secolo di appartenenza.

"LA PROTESTA E L'AMORE. CONVERSAZIONI CON LUCA BONAFFINI", così s'intitola il libro che Bonanno ha confezionato per lui, con una prefazione del rosso d'autore Lolli.

E giovedì 3 dicembre, tra video-ricordo e spunti di riflessione, un concerto tutto unplugged del cantautore mantovano che, con la sua sola chitarra, sfiderà il tempo passato, lanciandolo verso il futuro.

TEATRO ARISTON a Mantova alle ore 21 con ingresso gratuito.


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